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 Presentazione del volume nella 4^ di copertina

 

 

 

L’Italia ha avuto la sorte di un paesaggio naturale di grande bellezza e la capacità, nel corso di secoli, di accrescerne l’armonia attraverso la creatività di grandi artisti e architetti.  Ma forse quella capacità si è smarrita nel tempo se oggi, percorrendo le nostre strade, vediamo architetture e borghi antichi di straordinaria bellezza assediati da capannoni anonimi, da edifici commerciali pretenziosi, da periferie urbane d’una bruttezza estenuante.  Le radici della trasformazione sono ancora attive: così, per esempio, la rete delle infrastrutture di trasporto si ramifica in modo sempre più capillare, traversando quelle che erano aree agricole, mentre le città d’arte debbono confrontarsi con nuove forme architettoniche non sempre di alto profilo formale, non sempre rispettose del contesto nel quale vanno ad inserirsi.

Dobbiamo essere consapevoli, da un lato, della bellezza perduta, dall’altro delle trasformazioni che – nel tempo – si rendono necessarie per seguire la strada del progresso. Dobbiamo ricercare nuovamente la bellezza del nostro paesaggio, ma una bellezza nuova.

Il presente volume raccoglie una serie di saggi sul tema Il paesaggio nell’era del mutamento. Un problema deontologico. I saggi sono stati scritti in vista di un convegno, con lo stesso titolo, organizzato dal Politecnico di Milano, Polo regionale di Mantova, in collaborazione con la rivista Trasporti & Cultura.

Il tema Deontologie per il paesaggio era stato sviluppato, a partire da dicembre 2005, con una serie di convegni ideati e organizzati proprio dalla rivista Trasporti & Cultura nelle sedi universitarie di Verona, Venezia e Udine.

Per il convegno di Mantova, organizzato per il 6 giugno 2007, si è sviluppato un percorso multidisciplinare. Si parte dalla percezione del paesaggio, fra natura e artificio,  come fonte di sensazioni che non possono non riflettersi sulle condizioni della psiche e del corpo. Le arti – pittura, cinema, letteratura – sono chiamate in causa come chiavi interpretative dello spazio vitale e delle sue trasformazioni.   Un altro approccio è quello dei differenti ambiti professionali – archeologia, urbanistica, geografia, architettura – con esempi di analisi applicata anche al territorio mantovano. Gli interventi sono orientati all’apertura di nuovi orizzonti interpretativi e al confronto. Anche per questo trovano spazio molte voci giovani.

La finalità di questo convegno è farci comprendere che  il paesaggio può farci male. Che dipende da noi invertire quella direzione sbagliata che, con la distruzione del paesaggio, comprometterebbe, in modo forse irrimediabile, il nostro ambiente di vita.

 

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