Convegni

 

E’ un tema di vasta portata, specialistico e, al tempo stesso, di cultura generale: parliamo dei trasporti visti sotto il profilo del disegno architettonico,  un orizzonte progettuale dove la tecnica è inscindibile dalla forma, la funzione deve conciliarsi con l’estetica delle costruzioni e la valorizzazione del territorio. Da queste considerazioni è nato il convegno L’architettura nei trasporti, organizzato dal Collegio degli Ingegneri e Architetti della provincia di Verona, che si è svolto nella settecentesca villa Vecelli Cavriani di Mozzecane.

I relatori hanno preso  in considerazione edifici come stazioni ferroviarie e aerostazioni, ma anche infrastrutture come strade e porti, partendo dall’esistente, passando quindi ad esaminare sia le nuove opere realizzate sia i recenti interventi di recupero e riprogettazione architettonica e funzionale.

Nicola Ventura del Politecnico di Milano, affiancato da Jole De Marco, ha ricordato che, nel secolo scorso, l’architettura dei trasporti ci ha dato opere importanti nell’ambito delle stazioni: si parla di una nuova stagione di interventi ma poco è successo. Nella progettazione è dominante il tema dell’attesa, con una vasta gamma di situazioni (dalla pensilina dell’autobus all’aerostazione) e motivi ricorrenti come la luce con i suoi effetti psicologici sul viaggiatore. Un altro leit-motive è quello dell’incontro: la stazione si colloca al centro della città come luogo di aggregazione. Le stazioni si trasformano, nel tempo, in parallelo al modello funzionale del servizio ferroviario. 

Fino ai primi decenni del ‘900 c’era la città compatta, con le strade tracciate sul suolo in relazione a un camminare lento – ha evidenziato Laura Thermes dell’Università di Reggio Calabria - , poi la città ha perduto la compattezza, acquistando la terza dimensione, con strade scavate nel suolo, in galleria o in trincea. Le infrastrutture creano spazialità in movimento. Nella costruzione delle autostrade abbiamo episodi di forte carattere identitario, altri che sono, invece, seriali, e comunque molti dei manufatti non sono considerati come opere architettoniche. Nell’incertezza della definizione, la città rifiuta, sul piano estetico, l’infrastruttura. Lungo la Salerno-Reggio Calabria, si trovano alcuni viadotti  di grande interesse sul piano progettuale, come quelli disegnati da Riccardo Morandi e Silvano Zorzi.

Fra le opere di recente costruzione, è stata ricordata l’aerostazione di Venezia Tessera. I progettisti Gian Paolo e Giovanna Mar hanno spiegato quali sono stati i modelli ispiratori (l’orizzonte lagunare, l’architettura dei palazzi veneziani, i fabbricati portuali), soffermandosi sulle trasformazioni che, dal primo disegno,  hanno portato, in corso d’opera, a un’articolazione molto più ampia e complessa.

Interessanti gli esempi portati da Serena Maffioletti dell’Istituto Universitario di Architettura  di Venezia, per testimoniare l’alta qualità delle infrastrutture progettate e realizzate in vari paesi europei, dalla Francia alla Svizzera, dalla Germania all’Olanda. Di fronte alla crescita della mobilità, e al conseguente bisogno di nuove arterie stradali e ferroviarie, si tratta – ha osservato la docente – di dare risposte aggiornate e, al tempo stesso, di cogliere e potenziare, attraverso la progettazione delle infrastrutture, le vaste possibilità di attualizzare il disegno del territorio. Si tratta, dunque, di concepire il progetto di infrastrutture come strumento nel disegno contemporaneo del territorio.

Come interventi di recupero e trasformazione dell’esistente si sono presi ad esempio la stazione ferroviaria di Roma Termini e il porto antico di Genova. Il complesso frontale di Termini – ha affermato con convinzione l’architetto romano Paolo Valerio Mosco – è una delle migliori realizzazioni architettoniche degli anni ’50 nella capitale. Il recente restyling della società Grandi Stazioni ha valorizzato l’architettura e, al tempo stesso, ripensato l’uso dell’edificio ferroviario, rendendolo godibile anche per i non viaggiatori. Ne è risultato un modello di intervento di grande interesse sociale e di buona resa sotto il profilo commerciale: lo stile Termini verrà applicato anche nelle altre grandi stazioni italiane.

Infine Francesco Gastaldi dell’Università di Genova ha spiegato come è stato recuperato l’antico ambito portuale del capoluogo ligure, situato a ridosso del centro storico, restaurando e valorizzando gli edifici, riconvertendo le banchine in percorsi pedonali piacevolmente vivibili. Grazie a una serie di nuovi servizi e motivi di attrazione (dall’acquario alle sale convegni, dai musei ai locali di intrattenimento), un’area dismessa è diventata piazza, e quindi luogo di aggregazione. Significativa la scelta di un alto profilo progettuale, che ha visto impegnati architetti famosi, a partire da Renzo Piano.

 Nel corso del convegno è stato consegnato il premio Trasporti & Cultura.

 

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