La Rivista

 

 

 

 

 

EDITORIALE

 

Energia, paesaggio, architettura futura

 

 

 

 

 

 

In un rapporto del 2007 l’Académie des Beaux-Arts di Parigi ha affermato che “le pale eoliche, macchine di 140 metri di altezza, sono in contraddizione con la tradizione francese che ha fino ad oggi mirato ad armonizzare l’architettura, anche se insolita, col paesaggio, rispettandone la scala”.  Il confronto di tali impianti è ritenuto, infatti, “difficilmente accettabile con i siti ragguardevoli e i paesaggi di qualità che hanno valso alla Francia il titolo di prima destinazione turistica mondiale ”.

Non ci risulta che un’istituzione culturale italiana abbia espresso un giudizio altrettanto autorevole ed esplicito a difesa del nostro paesaggio, che pure è stato tenuto in grande considerazione, nel corso dei secoli, per la sua bellezza ed armonia. E comunque sappiamo che, probabilmente, una raccomandazione a tutela del nostro bene più prezioso non verrebbe ascoltata, anche se, al di là del suo valore spirituale incommensurabile, il bene-paesaggio si traduce anche in vantaggio economico, molto concreto e misurabile, per effetto del turismo. Prevarrebbero spesso  interessi più immediati e più ristretti che – nell’assenza, ormai dilagante, di cultura e di senso morale – indurrebbero  a costruire, occupare, devastare.

Ma se, di fronte all’arroganza degli ecomostri di cemento, anche gli indifferenti avvertono un qualche sussulto di indignazione, più arduo è il giudizio quando si tratta di realizzare dispositivi che in teoria vanno a vantaggio dell’ambiente. Produrre energia eolica o solare è di per sé una conquista, un passo avanti decisivo per invertire la rotta dopo decenni vissuti all’insegna del petrolio. Un atteggiamento responsabile, un dovere della collettività. Allora non si discute più: le pale girevoli vanno collocate dovunque ci sia un alito di vento. Si rovina il paesaggio? Non si può avere tutto. E poi, sul piano estetico c’è chi esorta a considerare le pale eoliche come mulini moderni, slanciati ed eleganti. E non mancheranno i difensori delle distese di lastre riflettenti che s’aggrappano ai pendii delle colline per catturare i raggi del sole. Se ci sono alterazioni e fastidi, questi – si pensa - sono  compensati dal vantaggio dei finanziamenti.

Stando all’inchiesta di qualche giornalista, le energie alternative possono costituire uno spazio d’azione sempre più redditizio per operatori rivolti solo alla speculazione, senza alcun riguardo per la tutela del territorio. Ma, si sa, gli italiani leggono poco …

Ecco, sono queste le preoccupazioni che hanno ispirato questo numero dedicato alle relazioni fra energia e paesaggio. Che, grazie all’attiva collaborazione del Politecnico di Milano, coglie una  gamma di esperienze molto ampia, multiforme, aggiornata. Si conferma la necessità di scelte adottate sulla base di competenza professionale, confronto con altri paesi, equilibrio fra conservazione e slancio innovativo.

Si potrebbe cogliere l’occasione delle nuove fonti di energia per inventare nuove forme? Ecco un altro aspetto, nella relazione energia-paesaggio, che ci interessa molto. Il nostro mondo è in rapidissima trasformazione, nell’architettura si avvertono (negli aspetti positivi e in quelli discutibili) segni di creatività dirompente legati ai calcoli informatizzati e all’uso di materiali prima non disponibili. Il capitolo delle nuove fonti energetiche si è affacciato da poco alla ribalta della storia: è questo, forse, il momento, per inaugurare un campo d’azione inedito.

Tutti noi che amiamo i secoli gloriosi della cultura italiana nel campo dell’architettura e delle arti vorremmo riscoprirne, oggi, lo spirito vitale in forme nuove. O almeno vorremmo veder proseguire la tradizione delle grandi opere legate, fra Otto e Novecento, alla tecnologia: dalle ferrovie alle centrali idroelettriche. Saremo capaci di recuperare la forza inventiva e, insieme, il rigore e la spinta ideale del nostro passato?

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